Valutazione delle risorse forestali (FAO 2020)

Proporzioni e distrubuzione delle aree forestali globali in funzione dei domini climatici
Link a report FAO http://www.fao.org/3/CA8753EN/CA8753EN.pdf#page=3

http://www.fao.org/forest-resources-assessment/2020

Lo scorso mese di maggio è stato pubblicato il rapporto della FAO sulle risorse forestali  che illustra la situazione delle foreste a livello mondiale. La pubblicazione esce ogni cinque anni durante i quali vengono registrati i fatti più importanti e le tendenze.

Nel mondo ci sono 4,06 miliardi di ettari di foreste, pari al 31 % del totale delle terre emerse (0,52 ha per persona) ma più del 54% delle foreste si trova in cinque nazioni: Federazione Russa, Brasile, Canada, Stati uniti d’America e Cina.

Le foreste nel mondo stanno diminuendo ma la velocità di deforestazione sta rallentando in questi ultimi cinque anni da 7.8 milioni di ettari per anno nella decade 1990–2000 a 5.2 milioni ettari per anno nella decade 2000–2010 a 4.7 milioni ha per anno nella decade 2010–2020.

L’Africa ha la più elevata perdita di foreste per anno seguita dal Sud America mentre l’Europa ha un aumento.Il 93 %delle foreste è composto da foreste che si rigenerano naturalmente, il 7% da foreste piantate.

Su Il Manifesto edizione del 30 Aprile 2020 è comparso un appello “Il bosco non ha bisogno dell’uomo, è l’uomo che ha bisogno del bosco di 60 associazioni che protestavano per un servizio televisivo nel quale alcuni operatori addetti al taglio boschivo hanno sostenuto che per la salute dei boschi sarebbe indispensabile una manutenzione costante, con il taglio degli alberi più vecchi per lasciare posto ai giovani, lasciando intendere che un bosco ove non si tagliano alberi non sarebbe in grado di rigenerarsi autonomamente. Le associazioni facevano notare che le prime foreste sono comparse sulla Terra circa 400 milioni di anni fa, mentre l’Homo sapiens da soli 200 mila anni. Le foreste si sono quindi evolute e hanno prosperato per centinaia di milioni di anni senza alcun intervento umano ((N.d.R. Sul tema esistono varie posizioni. Occorre evitare di generalizzare ed applicare i principi universali ad ogni bosco. Gran parte dei boschi collinari italiani sono infrastrutture produttive abbandonate dopo una gestione intensiva durata svariate centinaia – a volte migliaia – di anni. Un ripristino ‘naturale’ sarebbe estremamente lungo e costoso in termini di rischio idrogeologico, incendi ecc.  Esempio evidente è quello del Monte Pisano, dove in conseguenza del progressivo abbandono dopo gli anni 60 ha favorito l’insediarsi di specie altamente infiammabili e innescato un ciclo dal quale è molto difficile uscire senza interventi.  La Comunità del Bosco Monte Pisano è impegnata attivamente nella gestione sostenibile delle aree forestali e sperimentando la valorizzazione dei servizi ecosistemi. La redazione))

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